venerdì 24 settembre 2010

Io ti benedico, o Padre...




Vedo Gesù che si dirige coi suoi undici, perché manca sempre Giovanni, verso la riva del lago. Molta gente gli si affolla intorno: fra questi sono molti che erano sul Monte, per lo più uomini, che lo hanno raggiunto a Cafarnao per sentire ancora la sua parola. 
Vorrebbero trattenerlo. Ma Egli dice: "Io sono di tutti. E vi sono molti che mi devono avere. Tornerò. Mi raggiungerete. Ma ora lasciatemi andare". 

Stenta molto a camminare fra la folla che si pigia per la vietta stretta. Gli apostoli lavorano di spalle a fargli largo. Ma è come urtare in una sostanza molliccia che subito si riforma come era. Ci si inquietano anche, ma inutilmente. 
Sono già in vista della riva quando, dopo un'accanita lotta, un uomo di media età e di civile condizione si accosta al Maestro e per attirare la sua attenzione lo tocca sulla spalla. 

Gesù si volge e si ferma chiedendo: "Che vuoi?". "Sono scriba. Ma ciò che c'è nelle tue parole non è paragonabile a quanto è nei nostri precetti. Ed io ne sono conquistato. Maestro, io più non ti lascio. Ti seguirò dovunque andrai. Quale è la tua via?". "Quella del Cielo". "Non dico quella. Ti chiedo: dove vai? Dopo questa, quali sono le tue case perché io ti possa sempre trovare?". "Le volpi hanno delle tane e gli uccelli i nidi. Ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo. Mia casa è il mondo, là dovunque vi sono spiriti da istruire, miserie da sollevare, peccatori da redimere". "Da per tutto, allora". 


"Lo hai detto. Potresti tu fare ciò che questi minimi fanno per amor mio, tu, il dottore d'Israele? Qui ci vuole sacrificio e ubbidienza, e carità verso tutti, spirito d'adattamento, su tutto, con tutti. Perché la condiscendenza attira. Perché chi vuol curare deve curvarsi su ogni piaga
Dopo ci sarà la purezza del Cielo. Ma qui siamo nel fango e occorre strappare al fango, su cui posiamo i piedi, le vittime già sommerse
Non rialzare le vesti e scostarsi perché lì è più alto il fango. La purezza deve essere in noi. Saturi di essa in modo che nulla più possa entrare. Puoi tutto questo?".
"Lasciami provare, almeno". "Prova. Io pregherò perché tu ne sia capace". 

Gesù si rimette in moto e, attirato da due occhi che lo guardano, dice ad un giovane alto e robusto che si è fermato per lasciare passare il corteo, ma che sembra diretto altrove: "Seguimi". 
Il giovane sussulta, cambia colore, sbatte gli occhi come abbacinato da una luce e poi apre la bocca per parlare e non trova subito una risposta da dare. Infine dice: "Ti seguirò. Ma mi è morto il padre a Corozim e devo seppellirlo. Lascia che io lo faccia e poi verrò".  "Seguimi.


Lascia che i morti seppelliscano i loro morti. Tu sei già aspirato dalla Vita. Lo hai desiderato, d'altronde. Non piangere del vuoto che la Vita ti ha fatto intorno per averti suo discepolo. Le mutilazioni dell'affetto sono radici alle ali che nascono dall'uomo mutato in servo della Verità. Lascia la corruzione alla sua sorte. Alzati verso il Regno dell'incorrotto. Là troverai anche la perla incorruttibile del padre tuo. Dio chiama e passa. Domani non troveresti più il tuo cuore di oggi e l'invito di Dio. Vieni. Va' ad annunziare il Regno di Dio". 

L'uomo, addossato ad un muretto, sta con le braccia pendenti da cui pendono le borse, cariche certo di aromi e di bende; la testa china, pensa, in contrasto fra i due amori: di Dio e del padre
Gesù attende e lo guarda, poi afferra un piccolo e se lo stringe al cuore dicendo: "Di' con Me:

"Io Ti benedico, o Padre, ed invoco la Tua luce
per coloro che piangono fra le nebbie della vita.

Io Ti benedico, o Padre, ed invoco la Tua forza
per chi è come pargolo bisognoso di chi lo sostenga.

Io Ti benedico, o Padre, e invoco il Tuo amore
perché smemori da ogni altra cosa, che non sia Te, 
tutti coloro che in Te troverebbero, e non sanno crederlo,
ogni loro bene, qui e nel Cielo".

E il bambino, un innocente sui quattro anni, ripete con la sua vocetta le parole sante con le manine tenute strette in preghiera dalla destra di Gesù, che le tiene al polso grassottello come fossero due steli di fiore. 

L'uomo si decide. Dà ad un compagno i suoi involti e viene a Gesù, che pone a terra il bambino dopo averlo benedetto e abbraccia il giovane procedendo così, per confortarlo e sostenerlo nel suo sforzo. 
Un altro uomo lo interroga: "Io pure vorrei venire come quello. Ma prima di seguirti vorrei accomiatarmi dai parenti. Me lo permetti?". Gesù lo guarda fisso e risponde: "Troppe radici sono conficcate nell'umano. Svellile, e se non ci riesci recidile. Al servizio di Dio si viene con spirituale libertà. Nulla deve fare laccio a chi si dona". "Ma, Signore. La carne e il sangue sono sempre carne e sangue! Giungerò lentamente alla libertà che dici..."
"No. Non lo faresti mai più. Dio è esigente così come è infinitamente generoso nel premiare. Se vuoi essere discepolo, bisogna abbracciare la croce e venire. Altrimenti si sta nel numero dei semplici fedeli. Non è una via di petali di rose la via del servo di Dio. Ed è assoluta nelle sue esigenze. Nessuno che abbia messo la mano all'aratro, per arare i campi dei cuori e spargervi il seme della dottrina di Dio, può più volgersi indietro per osservare ciò che ha lasciato e ciò che ha perduto, ciò che poteva avere seguendo altra via comune. Chi così fa non è adatto al Regno di Dio. Lavora te stesso. Virilizza te stesso e poi vieni. Non ora". 

La riva è raggiunta. Gesù sale sulla barca di Pietro al quale mormora qualche parola. Vedo che Gesù sorride e Pietro fa un atto di meraviglia. Ma non dice nulla. Sale anche l'uomo che ha lasciato di andare a seppellire il padre per seguire Gesù.


L'Evangelo come mi è stato rivelato, Vol. 3 - Cap. 178
Tre uomini che vogliono seguire Gesù.     [Mt 8, 18-22; Lc 9, 57-62]

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