mercoledì 29 settembre 2010

Santi Arcangeli


I sette Arcangeli erano presenti all’Immolazione

Dice Gesù:
“L'Arcangelo Michele, che voi invocate nel Confiteor, ma, secondo la vostra abitudine, con l'anima assente, troppo assente, era presente alla Mia morte di croce. I sette grandi Arcangeli che stanno in perenne davanti al trono di Dio, erano tutti presenti al Mio Sacrificio.
E non dire che ciò è in contraddizione col mio dire: "Il Cielo era chiuso". Il Padre, lo ripeto, era assente, lontano, nel momento in cui la Grande Vittima compiva l'Immolazione per la salute del mondo
Se il Padre fosse stato Meco, il Sacrificio non sarebbe stato totale. Sarebbe stato unicamente sacrificio della Carne condannata alla morte. Ma Io dovevo compiere il totale olocausto.

Nessuna delle tre facce dell'uomo: quella carnale, quella morale, quella spirituale, doveva essere esclusa dal sacrificio, perché Io ero immolato per tutte le colpe, e non soltanto per le colpe del senso
Or dunque è comprensibile che anche il morale e lo spirituale Mio dovevano essere stritolati, annichiliti nella mola del tremendo Sacrificio. Ed è anche comprensibile che il Mio Spirito non avrebbe sofferto se Esso fosse stato fuso con Quello del Padre.
Ma ero solo.

Innalzato, non materialmente ma soprannaturalmente, a una tale distanza dalla Terra che nulla più di conforto poteva venirmi da essa. Isolato da ogni conforto umano. Innalzato sul mio patibolo avevo portato su esso il peso immisurabile delle colpe di tutta un'umanità di millenni passati e di millenni avvenire, ed esso peso Mi schiacciava più della Croce, trascinata con tanta fatica da un corpo già agonico per le erte, afose, sassose vie di Gerusalemme, fra i lazzi e gli urtoni di una plebe imbestialita.

Sulla Croce ero col Mio soffrire totale di carne seviziata e col Mio supersoffrire di spirito accasciato da un cumulo di colpe che nessun aiuto divino rendeva sopportabili.
Ero un naufrago in mezzo ad un oceano in tempesta e dovevo morire così. Il Mio Cuore si è schiantato sotto l'affanno di questo peso e di questo abbandono.

Mia Madre m'era vicina. Lei sì. Eravamo noi due, i Martiri, avvolti nello strazio e nell'abbandono
E il vederci l'un l'altro era tortura aggiunta a tortura. Poiché ogni Mio fremito lacerava le fibre di Mia Madre, ed ogni suo gemito era un nuovo flagello sulle Mie carni flagellate e un nuovo chiodo infisso non nelle palme, ma nel Mio Cuore. Uniti e divisi nello stesso tempo per soffrire di più, e su noi i Cieli chiusi sul corruccio del Padre e tanto lontani…

Ma gli Arcangeli erano presenti all'Immolazione del Figlio di Dio per la salute dell'uomo e alla Tortura della Vergine-Madre. E se è detto nell'Apocalisse che agli ultimi tempi un Angelo farà l'offerta dell'incenso più santo al trono di Dio, avanti di spargere il fuoco primo dell'ira divina sulla Terra, come non pensate che fra le preghiere dei santi, incenso imperituro e degno dell'Altissimo, non siano, prime fra tutte, le lacrime, oranti più di qualsiasi parola, della Mia Santa benedetta, della Mia Martire dolcissima, della Madre Mia, raccolte dall'angelo che portò l'annuncio e che raccolse l'adesione, del testimone angelico degli sponsali soprannaturali per i quali la Natura Divina contrasse legame con la natura umana, attrasse alle Sue altezze una carne e abbassò il Suo Spirito a divenire carne per la pace fra l'uomo e Dio?

Gabriele e i suoi celesti compagni curvi sul dolore di Gesù e di Maria, impossibilitati a sollevarlo, perché era l'ora della Giustizia, ma non assenti da esso, hanno raccolto nel loro intelletto di luce tutti i particolari di quell'ora, tutti, per illustrarli, quando il tempo non sarà più, alla vista dei risorti: gaudio dei beati e condanna prima dei reprobi, anticipo a questi e a quelli di ciò che sarà dato da Me, Giudice supremo e Re altissimo”.

Maria Valtorta – Dettato del 13 settembre 1943