sabato 1 gennaio 2011

Se, per un supposto, in un momento qualsiasi...


...della sua vita, tutta cosparsa di eventi atti a destare superbia in ogni creatura, Ella avesse avuto un moto di superbia, vano le sarebbe stato l’essere senza Macchia, Piena di Grazia e Madre di Dio
Né più né meno di ogni creato, sarebbe decaduta dalla sua splendida natura...


***



«L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della Sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e santo è il Suo nome:
di generazione in generazione la Sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.


Ha spiegato la potenza del Suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.
 

Ha soccorso Israele, Suo servo,
ricordandosi della Sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla Sua discendenza,
per sempre
». 




Il significato primo di queste parole è certamente quello di riconoscere i doni che Dio ha concesso a lei, Maria, in particolare; ma ella ricorda poi i benefici universali di cui Dio non cessa di circondare la razza umana.
L'anima glorifica il Signore quando consacra tutte le sue forze interiori a lodare e a servire Dio; quando, con la sua sottomissione ai precetti divini, mostra di non perdere mai di vista la Sua potenza e la Sua maestà. 

Lo spirito esulta in Dio suo Salvatore, quando mette tutta la sua gioia nel ricordarsi del suo Creatore da cui spera la salvezza eterna. 

Probabilmente queste parole esprimono esattamente quello che pensano tutti i santi, ma era particolarmente appropriato che fossero pronunciate dalla beata Madre di Dio che, ricolmata di un privilegio unico, ardeva di un amore tutto spirituale per Colui che Lei aveva avuto la gioia di concepire nella sua carne. 
Lei aveva ben motivo, e più di tutti i santi, di esultare di gioia in Gesù – vale a dire nel suo Salvatore – perché sapeva che Colui che Lei riconosceva come l'autore eterno della nostra salvezza, sarebbe, nel tempo, nato dalla sua stessa carne, e in modo così vero e autentico che in un'unica persona sarebbero stati realmente presenti suo figlio e il suo Dio

San Beda il Venerabile (c. 673-735), monaco, dottore della Chiesa
Omelie sul Vangelo, I, 4 ; CCL 122, 25ss